San PietroLAB

Insetti: punture, morsi, eritemi.

Come riconoscerli, cosa fare e cosa non fare.

Dott.essa Loretta Riosa – Chimica e Tecnologia Farmaceutiche

Arriva la primavera, le belle giornate, sole, mare, passeggiate in giardino, qualche lavoretto nell’orto. Sarebbe tutto molto bello se non ci fossero loro, tremendi, detestabili e fastidiosissimi insetti.

Ci pungono, ci mordono ed irritano la nostra pelle.

Possiamo difenderci dai loro attacchi con insettorepellenti adeguati, vestiti e zanzariere, ma una volta che siamo stati attaccati cosa fare?

Facciamo chiarezza.

Puntura di zanzara e pappataci

Siano esse zanzare autoctone o le famose zanzare tigre, il principale sintomo della loro puntura è il prurito. La zona punta diventa rossa e può comparire il classico edema dalla forma tondeggiante. La zanzara non inocula alcun veleno, ma la sua saliva che ha effetto anestetizzante, anticoagulante e rubefacente, cioè fa affluire più sangue in modo tale che l’azione di suzione avvenga velocemente.

Molto simile è la reazione alle punture di pappataci, con in più la comparsa di piccole vescicolette ripiene di liquido chiaro, che si rompono al trattamento, lasciando delle minuscole crosticine.

Cosa fare?

Applicare una pomata lenitiva (una pomata alla calendula sarebbe la soluzione migliore) e, se il prurito è molto forte anche del ghiaccio o acqua fredda. Utili anche gli stick dopopuntura a base di ammoniaca, perché questa sostanza raffredda la pelle e inattiva le sostanze inoculate con la saliva riducendo quindi il prurito. Inutili sono le creme antibiotiche o cortisoniche o impacchi di acqua calda che favorirebbero l’aggravarsi dei sintomi.

Puntura di vespa

Sintomo caratteristico della puntura della vespa è il dolore. Un dolore trafittivo e lancinante che tende ad aumentare man mano che il tempo passa perché il veleno inoculato diffonde nella nostra cute. A seguito della puntura si origina un edema, cioè un gonfiore della parte, con arrossamento e forte sensazione di calore.

Cosa fare?

Prima di tutto ghiaccio, o abbondante acqua fredda, perché la vasocostrizione provocata dal freddo evita il diffondere del veleno. Applicare quindi una pomata lenitiva, (miscelare una pomata alla Calendula e una pomata a base di Apis Mellifica in parti uguali e spalmare abbondantemente la parte) o uno soluzione a base di ammoniaca e recarsi in farmacia nel caso la situazione non dovesse risolversi nel giro di qualche ora.

Importante è evitare di applicare pomate antibiotiche o cortisoniche se non precedentemente prescritte per altri episodi, non applicare calore e non fare fasciature compressive. Evitare anche di premere sulla zona di inoculo per voler far “uscire il veleno”: il veleno è già stato disperso e queste operazioni rischiano di lesionare la cute con la possibilità di favorire l’insorgenza dell’infezione.

Puntura d’ape

Come per la puntura della vespa, quando ci punge un’ape il dolore forte e trafittivo è immediato. Osservando la zona punta si vedrà immediatamente un piccolissimo corpuscolo nero: è il pungiglione. Con una garza e del disinfettante possiamo sfregare delicatamente la parte e il pungiglione uscirà subito.

Applicare quindi una pomata naturale, a base di Apis e Calendula miscelate, del ghiaccio o dell’acqua fredda e, solo se precedentemente prescritte per un avvenimento simile, pomate antibiotiche.

Morsi di ragno

I morsi di ragno sono, nel 98-99% dei casi, innocui. Nel nostro territorio non vivono specie di ragno velenose o letali. La conseguenza più comune del morso di regno è l’infezione, dovuta al fatto che i batteri penetrano nella nostra cute veicolati dalle loro zanne.

In caso di morso è sufficiente la normale disinfezione con acqua ossigenata e la copertura della ferita con un cerotto. Utile anche applicare del ghiaccio. In caso di comparsa di dolore, edema o arrossamento eccessivo, recarsi in farmacia o dal medico.

Morso di zecca

Le zecche sono artropodi appartenenti alla stessa Classe di ragni, acari e scorpioni. Si tratta di parassiti esterni, delle dimensioni che variano da qualche millimetro a circa 1 cm. La zecca, tramite il suo apparato buccale, si attacca al copro e succhia il sangue; può rimanere attaccata al nostro corpo per un periodo che va dai 2 ai 7 giorni dopodiché cade da sola.

Purtroppo le zecche sono veicolo di infezione e, se individuate sulla pelle, vanno prontamente rimosse perché la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale al tempo in cui rimangono attaccate. Bisogna comunque tenere presente che solo una percentuale di zecche è portatrice di infezione.

Qui sotto potete trovare il link al sito dell’Istituto Superiore di Sanità dove sono elencate tutte le operazioni da eseguire per rimuovere correttamente una zecca: https://www.epicentro.iss.it/zecche/

Importante: non utilizzare mai per rimuovere la zecca: alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette per evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto e un ulteriore affondamento del parassita nella pelle dell’ospite.

Eritema da medusa

Che ci si trovi nel Mediterraneo o in mari più esotici, in acque calde o fredde, le meduse restano una delle insidie più temute dai bagnanti. Questi animali si trovano in genere in superficie e si fanno trasportare dalle correnti, dunque nuotando non è raro avvicinarsi eccessivamente ad essi e urtarli. A causare la dolorosa puntura sono le estremità urticanti dei tentacoli, che possono essere lunghi anche svariati metri e vengono usati a scopo difensivo.

La prima sensazione che si avverte quando si viene a contatto con i tentacoli di una medusa è il bruciore, questo perché le tossine del veleno delle meduse provocano una reazione infiammatoria. La nostra pelle risulterà quindi arrossata e con eventuali rilievi cutanei (pomfi). In genere dopo circa venti minuti la sensazione di bruciore passa, ma resta il prurito.

Cosa fare quindi quando veniamo a contatto con una medusa, considerando che siamo in acqua? Continuando a respirare normalmente e senza farsi prendere dal panico, è fondamentale, uscire subito dall’acqua e risciacquare le zone colpite. È importante farlo con acqua di mare e non con acqua dolce: la prima ripulisce la pelle dai residui della medusa e diluisce le tossine non ancora penetrate, la seconda invece può favorire la scarica di veleno.

Bisogna evitare di grattarsi. Le creme al cortisone o contenenti antistaminico sono inutili: fanno effetto dopo circa mezz’ora, cioè quando la fase peggiore della reazione infiammatoria è già passata.

Per alleviare il prurito e bloccare la diffusione delle tossine, piuttosto, è bene applicare un gel astringente al cloruro di alluminio o lenitivo alla calendula.

Nelle settimane successive bisogna evitare di esporre le zone colpite al sole, perché la pelle è molto più sensibile.

Spesso si vedono adulti o bambini “giocare” con meduse sulla spiaggia; alcune specie di medusa sono quasi innocue per l’uomo, ma occorre comunque evitare di toccarle: il loro liquido urticante può rimanere sulle mani ed essere facilmente trasferito in altre parti del corpo, ad esempio gli occhi, dove può comunque provocare una reazione infiammatoria. Ora che sappiamo come comportarci nei casi di punture e morsi, possiamo goderci più serenamente la bella stagione!